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Visualizzazione dei post da aprile, 2024

The Experiment

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 THE EXPERIMENT Il film è tratto dal romanzo  Black Box  di Mario Giordano, basato a sua volta sugli eventi pertinenti l’ esperimento carcerario di Stanford , condotto nel  1971  dallo psicologo statunitense  Philip Zimbardo .  Dopo esser stati selezionati per partecipare a un progetto di ricerca della durata di due settimane, un gruppo di uomini accetta di interpretare il ruolo di detenuti e guardie in una simulazione della vita all'interno di una "prigione".  Con il passare dei giorni i  volontari si identificano sempre più nei propri ruoli: il potere li corrompe, la paura cresce e l'esperimento degenera in un terrificante incubo. Le imposizioni spezzano il potere che i dete­nuti hanno sul mondo: autodeterminazione e libertà lasciano il posto a mortificazioni e restringimento del sé. I contenuti del film mostrano in modo crudo quanto il contesto sia influente in relazione all’interazione sociale e ai ruoli che ognuno è chia­mato a interpretare. I caratteri di stato

Il problema estetico nella "Critica del giudizio"

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 IL PROBLEMA ESTETICO DELLA CRITICA DEL GIUDIZIO Nella critica del giudizio Kant analizza la facoltà del sentimento (ovvero la facoltà del giudizio), intesa come organo dei giudizi riflettenti. Essi si distinguono -> in giudizi estetici e giudizi teleologici                               -> dai giudizi determinanti , dell'intelletto, che "determinano" l'oggetto                                                 fenomenico unificando il molteplice attraverso le  categorie                                                          dell'intelletto Nell'opera si afferma che il giudizio estetico nasce dal sentimento , di piacere o dispiacere ed è: contemplativo e disinteressato universale Infatti in tutti gli uomini esiste un senso comune , il quale coglie l'accordo tra l'immagine della cosa e le nostre esigenze di  unità e finalità. La bellezza non è nelle cose ma nel soggetto che la percepisce. Il sublime è il sentimento dell'illimitato e si di

Il problema della morale nella "Critica della ragion pratica"

  CRITICA DELLA LEGGE DELLA RAGION PRATICA Nella Critica della ragion pratica   si afferma che la legge morale è un " fatto della ragione": è incondizionata e universale ha la forma del "comando" -> deve contrastare la sensibilità e gli impulsi egoistici dell'uomo La ragion pratica coincide con la volontà  -> facoltà che permette di agire sulla base di principi normativi: - Le massime -> prescrizioni di carattere soggettivo - Gli imperativi -> prescrizioni di carattere oggettivo (comandi morali -> guidano il comportamento)                        -> imperativi ipotetici ,  prescrivono un'azione in base a un certo scopo o obbiettivo che l'individuo desidera raggiungere -> imperativi categorici , comandi morali incondizionati che si basano sul dovere morale Kant sostiene anche l'azione è morale quando è compiuta solo in vista e

PAG. 497 NR° 1,2,3,4,5,6

 1.  Secondo la prima formulazione dell'imperativo categorico di Kant, un'azione è moralmente corretta se può essere universalizzata senza contraddizione. In altre parole, Kant afferma che dobbiamo agire solo secondo quei principi che potremmo volere diventassero una legge universale. Questo significa che dovremmo considerare se l'azione che stiamo per compiere sarebbe razionalmente accettabile se tutti la facessero in ogni situazione simile. Se l'universalizzazione dell'azione porta a una contraddizione o a una situazione insostenibile, allora l'azione non è moralmente valida secondo Kant. 2. Kant sottolinea l'importanza di rispettare la dignità e il valore intrinseco di ogni individuo, anziché trattarli semplicemente come strumenti per raggiungere i propri scopi. Questo principio richiede che ci impegniamo a trattare gli altri con rispetto, a non sfruttarli o manipolarli per i nostri fini personali, ma piuttosto a considerare la loro dignità e autonomia c

DOMANDE PAGINA 495

PAGINA 495 1. La legge della ragione secondo Kant è espressa sotto forma di imperativo categorico, che rappresenta un comando morale universale che si applica a tutti gli esseri razionali in ogni situazione. Kant formula diversi imperativi categorici, tra cui il più noto è: "Agisci solo secondo quella massima che puoi al tempo stesso volere sia diventata una legge universale". 2. Secondo Kant, tutti gli imperativi sono rivolti alla volontà razionale, che egli considera come la capacità di agire secondo principi razionali e morali. La volontà razionale è libera e autonoma, in quanto è in grado di autodeterminarsi seguendo i principi della ragione e della moralità, anziché essere condizionata dalle inclinazioni o dai desideri personali. 3. La distinzione tra imperativi ipotetici e imperativi categorici secondo Kant è basata sulla loro natura e sulle condizioni che implicano. - Gli imperativi ipotetici sono condizionati da una particolare situazione o desiderio. Esprimono ciò ch

DOMANDE PAG. 477 E 478

 1.  Il tempo non ha una propria realtà anche facendo astrazione dal modo in cui le cose vengono percepite dal soggetto. 2. Il tempo è la modalità con cui vengono intuiti e ordinati gli sati interiori e le varie rappresentazioni, i quali sono colti sempre secondo la successione del prima e del poi. 3. Perché il tempo è il modo universale con cui percepiamo tutti gli oggetti, esterni e interni ; infatti, i dati del senso esterno giungono a noi unicamente attraverso il senso interno e quindi sono anch'essi organizzati attraverso la forma a priori della temporalità. 4. Kant sostiene che il tempo "non ha nessuna figura" , in quanto esso non può essere una determinazione di fenomeni esterni: non appartiene dunque né a luoghi né alla figura. 5.   Il tempo non è una proprietà oggettiva del mondo esterno, ma piuttosto una condizione soggettiva dell'esperienza. È una struttura fondamentale della nostra coscienza che ci permette di percepire il cambiamento, la successione degli

PAG. 466 E 469

  PAG. 466 E 469 PAG. 466 1. L'io penso può essere definito come un'espressione che denota un funzione logico-formale, in virtù della quale l'io unifica tutte le rappresentazioni, attraverso le categorie dell'intelletto. Operando in tal modo, l'io penso fonda la possibilità del sapere umano, assicurando a esso necessità e universalità. 2.Kant sostiene che l'io penso è il legislatore della natura, poiché quest'ultima, per essere pensata e conosciuta deve sottostare alle regole, ovvero alle categorie. 3. Kant definisce "fenomeno" la realtà che ci appare attraverso le nostre facoltà conoscitive. Il fenomeno rappresenta l'orizzonte entro cui l'uomo può ottenere la vera conoscenza; la sua oggettività risiede nel fatto che ha una validità universale, cioè vale per tutti gli uomini, i quali infatti possiedono la medesima struttura mentale PAG.469 1.   Secondo Kant, la ragione svolge un ruolo cruciale nella relazione con i dati sensibili. Egli dist